In termini medici il dolore a carico della parte anteriore del piede viene definito METATARSALGIA.
Con il temine metatarsalgia si definisce però una condizione aspecifica di dolore, si identifica cioè soltanto la zona del dolore senza identificarne la causa.
La zona interessata dal dolore si trova in corrispondenza della base delle dita, dove si trovano le teste metatarsali, ovvero la punta delle 5 ossa lunghe che insieme alle dita stesse costituiscono l'avampiede. La metatarsalgia, che rappresenta senza dubbio uno dei principali motivi per cui il paziente si rivolge ad un podologo,riconosce molti fattori di rischio che spesso interagiscono nel determinare il dolore avampodalico. Per praticità distingueremo i fattori di rischio in due grandi categorie:biomeccaniche e non biomeccaniche. I fattori di rischio biomeccanici sono tutte quelle condizioni che determinano un anomalia della meccanica del passo,comportando, come conseguenza, un sovraccarico localizzato all'avampiede.
Alcuni esempi:
- Alluce valgo o rigido. In entrambe le condizioni l'alluce perde parte della sua capacità di assorbire il carico nella fase propulsiva del passo, determinando un sovraccarico funzionale dell'avampiede, in genere localizzato sulle teste del III e III osso metatarsale.
- Ipermetria del secondo osso metatarsale, la cui eccessiva lunghezza detemina una maggiore assunzione di carico nella fase propulsiva del passo.
- Piede pronato. Il cedimento verso l'interno determina ridotta capacità di carico da parte dell'alluce con relativo sovraccarico dell'avampiede.
- Brevità del tendine d'achille o ridotta mobilità della caviglia che determinano, durante il ciclo del passo,uno stacco precoce del calcagno e quindi una maggiore quantità di tempo trascorsa sull'avampiede.
- Ridotta mobilità in dorsiflessione delle ossa metatarsali centrali, con relativa riduzione della loro capacità di ammortizzamento.
- Cedimento dell'arco plantare anteriore che espone sorattutto il secondo e terzo osso metatarsale ad una maggior acquisizione di carico.
Tra i fattori di rischio non biomeccanici evidenziamo patologie sistemiche come artrite reumatoide,diabete mellito,lupus eritematoso sistemico o gotta.
Sempre tra i fattori di rischio non biomeccanici si annoverano l'obesità, alterazioni posturali che determinano anteriorizzazione del peso corporeo, la pratica di attività come running, calcio, tennis, ciclismo, danza e l'utilizzo di calzature incongrue.
In questo ultimo caso, in particolare, è evidente che calzature con tacco alto, poco voluminose all'avampiede e con suole non ammortizzanti, espongono la parte anteriore del piede a carichi e forze compressive che possono sfociare in condizioni patologiche.
Una volta individuati i fattori di rischio più comuni di metatarsalgia, possiamo schematicamente creare un elenco delle patologie che con più frequenza, determinano dolore nella zona anteriore del piede
1. SESAMOIDITE. I sesamoidi sono due piccoli ossicini tondeggianti posti alla base dell'alluce sui quali si inseriscono diversi tendini. la sesamoidite consiste nell'infiammazione di queste strutture. Ancora più grave è la frattura delle ossa sesamoidi.
2. CAPSULITE. Consiste in un infiammazione della capsula articolare dell'articolazione alla base delle dita (articolazione metatarso-falangea).Solitamente ad essere interessato dal processo infiammatorio è la struttura che rinforza plantarmente l'articolazione e che prende il nome di placca plantare (plantar plate), la quale, in alcuni casi può anche risultare lesionata.
3. TENDINITE DEGLI ESTENSORI. Un infiammazione dei tendini che scorrono sul dorso del piede e che raggiungono le dita.Possono infiammarsi sul collo del piede ma anche in corrispondenza del loro passaggio al di sopra delle teste metatarsali rappresentando una delle poche cause di metatarsalgia dorsale.
4. NEUROMA/ITE DI MORTON. Si tratta di una sindrome canalicolare simile alla più nota sindrome del tunnel carpale che colpisce la mano.Essa consiste nella compressione di un nervo in un tunnel osteo-fibroso situato tra due ossa metatarsali.La compressione può determinare una semplice irritazione meccanica del nervo con relativo dolore, e si parla in questo caso di neurite o, se protratta nel tempo,la compressione può determinare la formazione di tessuto fibroso lungo il decorso del nervo e si parla in questo caso di neuroma.
5. BORSITE INTERMETATARSALE. Nello spazio situato tra le teste metatarsali si trovano anche delle borse sierose che hanno il compito di ridurre le forze compressive tra osso e osso. Nel caso in cui tali forze risultino eccessive tali borse possono infiammarsi determinando una borsite intermetatarsale.
SEZIONE A LIVELLO DELLE TESTE METATARSALI
6. MALATTIA DI FRIEBERG O KOHLER II. Si tratta di una patologia pediatrica su base ischemica, facente capo al gruppo delle osteocondrosi e che determina dolore e deformità ossea in corrispondenza, solitamente, della seconda testa metatarsale.
7. EDEMA OSSEO. Anche definito edema della spongiosa, indica un accumulo di liquidi all'interno della parte spugnosa dell'osso. Nel caso della metatarsalgia la parte colpita da edema osseo può essere sia la zona delle teste metatarsali che la loro parte lunga (diafisi), come conseguenza di un traumatismo ripetuto.
Data la numerosa varietà di condizioni in grado di determinare metatarsalgia, il podologo dovrà essere in grado, per impostare una terapia, di poter diagnosticare la patologia responsabile dello specifico quadro clinico. Il mezzo più importante per poter procedere ad una diagnosi è la valutazione clinica, ovvero una visita, corredata da una anamnesi approfondita. Individuare la sede precisa del sintomo, i momenti in cui questo è più acuto e la tipologia di dolore, spesso è sufficiente per arrivare ad una diagnosi corretta.
Nel dubbio possiamo comunque avvalerci di esami strumentali quali ecografia, rx,risonanza magnetica, tac o scintigrafia.
Per quanto concerne la terapia , questa chiaramente varia in base alla patologia che è causa della specifica metatarsalgia.
Sintetizzando in maniera schematica,due sono i cardini su cui solitamente si impernia la terapia non chirurgica: lo scarico della zona e la terapia antinfiammatoria.
Lo scarico può essere totale o parziale.
Lo scarico totale viene ottenuto con apposite scarpe deambulatorie utilizzate per il tempo necessario alla remissione del sintomo.
Lo scarico parziale può essere provvisorio, ottenuto cioè con appositi bendaggi, o definitivo per il quale prescriviamo e realizziamo plantari su misura.
Allo scarico dell'avampiede può essere associata terapia antinfiammatoria sotto forma di terapie fisiche, come ad esmpio il laser, o in forma farmacologica, sia per via sistemica che per via infiltrativa locale.